Sacchi, la bottega di restauro dove la doratura è un’arte

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Nel 1968 papà Carlo Sacchi, prima intagliatore e poi restauratore, apriva il suo laboratorio in piazza Bertarelli (corso Italia). Oggi le figlie Mariangela e Anna, appresi i segreti del mestiere d’arte paterno, portano avanti la tradizione di famiglia ma con un’ulteriore specializzazione: le dorature e le lacche antiche, su legno e non solo.

 

Una vera passione che va oltre qualsiasi calcolo e opportunità: «Noi ci occupiamo di un restauro che non entra nelle correnti di studio classiche. È una tecnica un po’ trascurata, si utilizzano materie complesse da uniformare su un corpo antico» spiega Mariangela, la maggiore. «Di solito la parte dorata più frequente che si incontra è la cornice di un quadro, che però non tutti considerano parte dell’opera d’arte», aggiunge Anna. «Molti addetti ai lavori, poi, pensano che i restauri alle dorature e alle lacche non siano fattibili o che non abbiano una buona resa finale», concludono entrambe.

 

Per fortuna c’è anche chi se ne intende: «Abbiamo avuto l’onore di lavorare per Paolo Biscottini, fino a poco tempo fa direttore del Museo Diocesano e precedentemente direttore dei musei civici di Monza, che nella manutenzione si è sempre preoccupato anche della cornice. Ma a Milano abbiamo lavorato per tutti: la GAM, la chiesa di San Babila, la basilica di Sant’Ambrogio, la Triennale…», spiegano. Per non parlare della preziosa collaborazione con Bruno Munari, tra il 1988 e il 1998.

 

Un curriculum di tutto rispetto che si è molto trasformato nel tempo: «Negli anni Ottanta, quando abbiamo iniziato, la clientela era quasi esclusivamente composta da antiquari e collezionisti privati: all’epoca molte persone possedevano pezzi antichi, quadri e sculture. Negli ultimi 10 anni sono quasi tutti scomparsi. È cambiato il gusto, ma forse c’è anche un po’ di pigrizia perché gli oggetti antichi hanno necessità di essere conosciuti e riconosciuti, vanno studiati, bisogna fare fatica…».

 

Oggi, l’interesse si è spostato più verso il modernariato e l’arte contemporanea, ma la Bottega Sacchi procede la sua attività grazie «agli antiquari che perseverano nel loro lavoro e che trattano oggetti che passano dalle nostre mani… Certo, si naviga a vista», ammettono le sorelle che hanno tutto il sapere di un mestiere poco noto, che andrebbe tramandato alle nuove generazioni, ben poco incentivate a scegliere i mestieri d’arte. C’è solo un modo per rendersene conto: andare a scoprire di persona questo laboratorio nel cortile della vecchia Milano, dove il tempo sembra essersi davvero fermato.

 

Per saperne di più: facebook.com/sacchirestauro

 

Testo di Manuela Florio – Foto principale di Elisabetta Pina

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