Bianca Bassi: l’artista del vetro che dà colore alla città

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Si può nascere grafici pubblicitari e diventare artista del vetro tra i più richiesti e preparati della città. È successo a Bianca Bassi che, dopo un decennio nelle agenzie ha scelto di “andare a bottega” da un maestro vetraio per imparare i segreti di un mestiere d’arte antico, in via di estinzione.

Il risultato è un atelier pieno di passione (e di musica), con due vetrine su strada a pochi passi dalla Darsena, in cui Bianca lavora da vent’anni, espone i suoi bellissimi lavori pieni di colori e tiene i corsi per le allieve (tutte donne, casualmente) che vogliono imparare i segreti di un mestiere che un tempo era unicamente maschile.

Una tecnica personale

Bianca, negli anni, ha raggiunto uno stile unico nel suo genere che descrive così: «Ho preso la vetrofusione, la pittura su vetro, la vetrata artistica classica col piombo e ho unito tutte queste tecniche tra loro. Dipingere nella fusione dona un effetto materico più forte, i pigmenti danno movimento e si ha una visione meno piatta, quasi tridimensionale del vetro».  Ma non finisce qui: «Sovente aggiungo l’oro, in modo tale che, anche quando in una stanza è buio, gli oggetti possano essere attraversati da bagliori e riflessi».

Un’arte antica che si fonde, in questo caso, con una capacità artistica che è alla base di tutto: «Io non copio mai. Prima disegno a mano e poi con vetro e pennello seguo il mio bozzetto», spiega Bianca. Per questo ogni vetrata, ma anche ogni oggetto (piatti, cornici…) è un pezzo unico. Senza contare che oltre allo studio e alla ricerca, il suo è un mestiere che sperimenta continuamente, soprattutto nel forno, quando le tecniche sono tante e tutte diverse, in grado di passare dalla semplice cottura alla fusione.

Chi si rivolge oggi a un’artista del vetro come lei? «Normalmente viene il privato che si fa fare una finestra, il sopraluce, la porta… Si va da chi chiede solo la finestrina di un bagno a chi vuole un’intera parete divisoria… Oggi gli architetti chiedono  il pezzo unico, la “lastrona”. Ma la sconsiglio sempre perché se si rompe è un disastro: io preferisco fare una vetrata composta da più pezzi, con il piombo intorno, come si faceva una volta. Mi capitano anche restauri di vetrate d’epoca, ma sempre per privati».

È tempo di aprirsi alla città

Milano quanto aiuta la sua attività? «Sono anni difficili, il pubblico non sempre ha idea di cosa si possa fare con le vetrate. Mi fa sempre piacere quando qualcuno viene a curiosare perché così si rende conto e poi magari, un giorno, si ricorda di me… Per il resto non abbiamo molta visibilità e non ci sentiamo sostenuti: questa via era piena di artigiani, stanno chiudendo tutti. Non c’è nemmeno il ricambio. È davvero un peccato…».

Per questo diventa importante fare rete, come accade per le aperture straordinarie delle Giornate Europee dei Mestieri d’Arte:  «Sono in contatto tutto l’anno con alcune restauratrici che possono intervenire su alcuni lavori dei miei clienti e viceversa. Ci aiutiamo a vicenda, ma è una rete sicuramente da ampliare. Va detto che tra li artigiani ci sono tante chiusure e invidie. Non è facile: c’è chi preferisce restare isolato, ma credo sia arrivato il tempo di aprirsi alla città».

Per saperne di più: biancabassi.it

Manuela Florio