Questa piccola sartoria artigianale, fuori dagli schemi, in un vicolo della vecchia Milano, è nata 18 anni fa da un’intuizione di Sonja Tagliavini, signora milanese di grande stile e spessore, che nella sua vita ha sempre seguito l’ispirazione del momento: «Ho iniziato a 24 anni per scherzo, entrando in un laboratorio di fronte alla casa di mia suocera dove c’era una maglieria i cui suoni caratteristici mi avevano incuriosito: ho chiesto cosa facessero e loro mi hanno fatto vedere tutti i procedimenti. Allora mi sono detta: perché non proviamo a fare dei golfini insieme? All’epoca c’era Siniscalchi in via Montenapoleone che era un nostro amico e si occupava di abbigliamento per uomo e donna. Decido di portargli i miei campioni e lui mi dice: “Sono fatti bene, se riuscite a rifarmi questo che ho preso a Londra, te ne ordino subito una ventina”. Io sono tornata dalle signore, loro sono state in grado di crearlo e lui li ha ordinati. Un mese dopo, mi chiama e mi dice: “Vieni c’è una sorpresa”. Corro e con lui trovo Cerruti che, dopo averli visti, me ne ha ordinati 10mila per tutti i suoi negozi. Da lì è iniziato tutto».
Il boom del “fatto su misura”
Sonja si è rivelata subito una donna visionaria ma anche intraprendente, che non ha paura di cambiare: «A un certo punto, con l’arrivo delle monomarche, si era perso qualcosa. Era diventato tutto molto industriale e avevo deciso di chiudere. Per due o tre anni mi sono fermata, anche se continuavo a fare piccole produzioni su richiesta. Poi un giorno, quando una mia amica mi ha detto: “Sai ho tutti i vestiti da buttare via perché andrebbero sistemati o per le spalle o per la lunghezza o per la forma…”. Le ho risposto: “Dammi tre mesi e te li sistemo io”. Questo spazio era già mio, ho solo pensato di trasformarlo in una sartoria che aggiustasse gli abiti degli altri. All’epoca non lo faceva ancora nessuno. È così che è nata La Cucitoria, ho trovato una lavorante che mi aiutasse ed è iniziata una nuova avventura, dalle riparazioni alle rimesse a modello». Naturalmente, inutile dirlo, in poco tempo è arrivata un’ulteriore evoluzione: «Un giorno una signora mi ha chiesto un tubino semplice. Lo abbiamo fatto e da lì è partita la nostra produzione di abiti su misura».
Cosa accade quando si va alla Cucitoria, è presto detto: «Le mie clienti possono venire qua e sentirsi come a casa propria: possono provare, toccare, guardare, come se aprissero il proprio armadio. Si parla, ci si confronta, non impongo niente ma dico anche quello che penso perché talvolta può capitare di voler essere diverse e di non sapere da dove cominciare».
Ciascuno ha il suo abito
Da queste tappe è nata la filosofia che contraddistingue tutto il lavoro di Sonja Tagliavini: «Mi piace far emergere la propria personalità. Siamo tutti diversi e penso che ciascuno abbia il suo abito».
Come è cambiato il mestiere in 18 anni? «Penso si sia involuto: la gente vorrebbe vestire bene ma di fatto non ne ha la possibilità. Quindi bisogna stare un po’ a metà. Anche per chi ha i soldi e non li vuole spendere». Ma una volta conquistata dalla qualità e dallo stile della Cucitoria, la clientela resta fedele: «Ho delle clienti che magari si sono trasferite e facciamo tutto a distanza, scheda modello, campioni di tessuto, e quando passa da Milano lo provano e se lo portano via».
Come entra Milano nei suoi lavori? «Mi ispiro più alla persona che alla città. Certo, a Milano il gusto è lineare, pulito… tutti lavorano e hanno bisogno di praticità e sobrietà». Ma senza mai perdere di vista la qualità: «Qui c’è solo un’alta gamma di tessuti che cerco in giro per il mondo. La qualità qui è tutto, anche nella scelta del personale o nella cura del rovescio di un abito che deve essere sempre perfetto».
Una rete di artigiani
Ma se si parla di suggerimenti per il mondo artigiano, Sonja, vivace battagliera, non ha dubbi: «Noi paghiamo le tasse come un’impresa eppure non abbiamo nessuna facilitazione. Bisognerebbe far valere di più i nostri diritti e fare in modo di lavorare in gruppo: se nel nostro lavoro artigianale si fosse più uniti, avremmo una forza maggiore».
Tra i nuovi esperimenti della Cucitoria ci sono le camicie da uomo su misura, ma non mancano proposte per l’abbigliamento delle invitate ai matrimoni perché: «L’abito da sposa non mi interessa. Per me deve essere più spirituale di come lo vogliono oggi che sembra un abito da sera».
Per questo, quando si parla di progetti in cantiere, non ci stupiamo che l’instancabile Sonja risponda così: «Ogni momento può essere buono per far nascere qualcosa di nuovo».
Per saperne di più: lacucitoria.it
Testo di Manuela Florio – Foto principale di Elisabetta Pina