Quando si parla della Legatoria Conti Borbone, non si può non partire dalla sua storia, raccontata con affetto sul sito ufficiale:
“Nella seconda metà dell’800 (per l’esattezza correva l’anno 1873), Domenico Conti Borbone, dopo anni di formazione e collaborazione con Vittorio Villa, autorevole mastro-legatore dell’epoca, corona finalmente il sogno di mettersi in proprio e apre una bottega di legatoria in via Ratti (attuale C. Cantù), nel cuore di Milano, di fronte alla Biblioteca Ambrosiana”.
Il bello è che nel tramandare i saperi di un mestiere d’arte pieno di storia come quello della rilegatura, subentra anche una romantica storia d’amore: “Custode dei segreti artistici e manuali dell’arte di Domenico sarà la nipote Giuseppina, che proseguirà l’attività con la stessa passione del fondatore. In questo viene presto aiutata dal marito Isacco Marchesi, erede della dinastia dei pasticceri di corso Magenta. Complice del loro incontro fu certo la vicinanza della Conti Borbone alla celeberrima pasticceria dove, tra un caffè e un pasticcino, fiorì l’amore“.
In altre parole, i tre fratelli Marchesi oggi alla guida di quella bottega che, dal 1919, si è trasferita in corso Magenta, sono gli eredi di una dinastia di rilegatori che, con tutta la schiettezza milanese del caso, ammettono senza problemi: «Noi siamo dei bravi artigiani ma dei pessimi imprenditori».
A ciascuno il suo incarico
Perché il mondo corre e «a volte l’artigiano tende a non delegare e rischia di perdersi», spiega Gabriele, il più loquace dei tre: «Le potenzialità le abbiamo: mio fratello Gianluca potrebbe dedicarsi agli eventi, io potrei dedicarmi alla produzione, Angelo, che è il più giovane, ci ha fatto capire l’importanza del web e dei social… il problema è che nel frattempo ciascuno di noi deve continuare a fare il mestiere dell’artigiano e far andare avanti l’attività, altrimenti non ce la si fa».
Stupisce scoprire quanto lavoro possa transitare da una legatoria: «Oltre che sui libri antichi e moderni, le riviste e sulla cartotecnica, si lavora anche per il design e con gli architetti, magari per il piano in pelle di una scrivania o di un mobile antico», spiegano. E in effetti, basta andarli a trovare nel magnifico spazio che affaccia su via Terraggio, per scoprire che, oltre alla ricchezza dei caratteri in bronzo e dei fregi, pelle e cuoio sono i loro strumenti di lavoro quotidiani: «Una nostra specialità sono i mobili (porte o librerie) rivestiti di finti libri, un lavoro di altissimo artigianato, tutto fatto a mano», che il talento multimediale di Angelo ha trasformato in un video da esportazione, per far capire al mondo che in Italia, su queste cose, non si scherza.
L’unione che fa la forza
Com’è la vita di una bottega artigiana storica, oggi? «Noi abbiamo una clientela che ruota da ormai 60, 70 anni, famiglie che magari tornano dopo 6 o 7 anni perché sono abituate a un certo tipo di qualità che ci riconoscono. Può capitare che ci chiedano anche cose particolari, che costano tempo e fatica e per noi non sono convenienti, ma le facciamo con passione, per scelta: perché è giusto andare incontro alle esigenze dei clienti, soprattutto quando possono mettere alla prova la nostra creatività. Certo, i tempi duri si sentono: quando chiude la bottega di un collega artigiano, perdiamo tutti perché si perde un pezzo di cultura, di sapere. Per questo credo sia importante darsi una mano: se moriamo non ci guadagna nessuno, neanche il concorrente».
Un conto è fare, un conto è promuovere
E se si parla di mandare un messaggio alle autorità, Gabriele non ha dubbi: «Il problema dell’artigiano è che non sarà mai all’altezza di un commerciale, esperto di marketing: la nostra forza è il contenuto però il contenuto non siamo capaci di sponsorizzarlo. Avremmo bisogno di un centro di esperti pronti ad aiutarci nella promozione e valorizzazione di un prodotto di alto artigianato e nella gestione a monte della produzione. Noi artigiani non abbiamo capacità strategica. E forse non ne abbiamo neanche il tempo».
Per saperne di più: contiborbone.com
Facebook: Legatoria Conti Borbone
Manuela Florio