La famiglia lucana della vedova Parondi (Katina Paxinou) raggiunge Milano dove è emigrato il primogenito Vincenzo (Spiros Focas). Con lei ci sono i figli Simone (Renato Salvatori), Rocco (Alain Delon), Ciro (Max Cartier) e Luca (Rocco Vidolazzi). Tutti vanno a vivere in un seminterrato a Lambrate. Qui conoscono la prostituta Nadia (Annie Girardot) che suggerisce per ottenere rapidi guadagni la strada della boxe. Simone inizia la carriera di pugile, si innamora della ragazza, ma Nadia si stanca presto. Rocco torna dal servizio militare, si mette con la donna e si dà alla boxe per aiutare Simone ad affrontare i debiti. Ma l’ossessione di quest’ultimo per Nadia condurrà alla tragedia e la famiglia alla frantumazione. Girato nel 1960, Rocco e i suoi fratelli è il film prediletto da Luchino Visconti. Dopo più di un decennio da La terra trema (1948) il regista affronta di nuovo la questione meridionale. Là c’era “l’attaccamento allo scoglio”, qui il dramma dell’emigrazione. Il milanese Visconti ripensa la propria città guardandola attraverso gli occhi degli immigrati e la scopre immensa, ostile e nebbiosa. Il film è girato in spazi freddi e geometrici dove esplodono passioni arcaiche e inconciliabili, con il fallimento della vecchia concezione della famiglia tribale sullo sfondo. Tratto da Il ponte della Ghisolfa di Giovanni Testori, il film si muove fra mito e storia, con Visconti che ha citato come fonte di riferimento molto teatro e letteratura (Thomas Mann, Arthur Miller e Dostoevskij, fra gli altri), ispirandosi al finale della Carmen per girare la sequenza della morte di Nadia all’Idroscalo.
Massimo Rota