Nel 1956 Totò lavora in quattro film tutti diretti da Camillo Mastrocinque, due – La banda degli onesti e Totò, Peppino e la… malafemmina – sono dei capolavori. In quest’ultimo i fratelli Caponi sono due agricoltori in trasferta nella metropoli lombarda per “salvare” il nipote studente di medicina (Teddy Reno) dalle attenzioni di una soubrette (Marisa Florian). Partita con le idee chiarissime: «Per andare a Milano perlomeno ci vogliono quattro giorni di mare, a meno di non andare a piedi», la coppia infila una serie di disavventure ed equivoci irresistibili. Leggendaria la scena della dettatura della lettera che contribuì all’enorme successo del film (4,6 milioni di spettatori per un incasso che oggi sarebbe stato di 24 milioni di euro). Le sequenze in esterni a Milano sono due: l’arrivo in pelliccia alla Stazione Centrale e il tentativo di ottenere informazioni da un vigile urbano in Piazza del Duomo.
Massimo Rota