In pieno quartiere di Brera, tra antichi palazzi e vicoli della vecchia Milano, la pinacoteca di Brera conserva dipinti italiani di epoca medievale e rinascimentale, e opere di scuole straniere europee, soprattutto di origini fiamminghe e olandesi.
“Museo di statura internazionale, la Pinacoteca di Brera nacque a fianco dell’Accademia di Belle Arti, voluta da Maria Teresa d’Austria nel 1776, con finalità didattiche. Doveva infatti costituire una collezione di opere esemplari, destinate alla formazione degli studenti. Quando Milano divenne capitale del Regno Italico la raccolta, per volontà di Napoleone, si trasformò in un museo che intendeva esporre i dipinti più significativi provenienti da tutti i territori conquistati dalle armate francesi. Brera quindi, a differenza di altri grandi musei italiani, come gli Uffizi ad esempio, non nasce dal collezionismo privato dei principi e dell’aristocrazia ma da quello politico e di stato” (tratto dal sito ufficiale).
Il quadro simbolo che l’ha resa famosa nel mondo è, tra i tanti, Il bacio di Francesco Hayez, dipinto nel 1859 ed entrato nelle collezioni già nel 1866. Qui, la visione romantica dell’intenso abbraccio tra due giovani amanti ha prevalso, nel tempo, sull’allegoria politica che rendeva omaggio al patto italo-francese (gli Accordi di Plombières) che prevedeva la restituzione dei territori occupati dagli austriaci. Dal 23 settembre 2015, la celebre opera ha un nuovo allestimento nella sala XXXVII, che ospita le tele del maestro: d’ora in poi il dipinto avrà una collocazione centrale sulla parete, valorizzata da una postazione multimediale.
Ma la Pinacoteca offre un viaggio nel tempo e negli stili ben più ampio agli appassionati di pittura. Senza contare gli affreschi dell’Oratorio di Mocchirolo, eretto nel 1377 in una frazione di Lentate sul Seveso e ricostruito all’interno della Pinacoteca e il Polittico di Valle Romita di Gentile da Fabriano (1410-12, gotico e tardogotico). Tra le opere di cultura rinascimentale segnaliamo: Uomini d’arme, i filosofi antichi(1487-88) di Bramante, Scene dall’antico testamento e Metamorfosi di Ovidio (1520-23) di Bernardino Luini. Poi il Rinascimento lombardo con Vincenzo Foppa, massimo interprete della pittura locale, autore degli affreschi staccati da S. Maria di Brera e del Polittico di S. Maria delle Grazie e Bramantino con la Crocefissione.
Poi c’è il Rinascimento veneto che vanta due opere d’arte assolute come il Cristo morto e la Pietà del Mantegna, ma anche due versioni di Madonna col bambino di Giovanni Bellini.
Non mancano esempi fulgidi del Rinascimento ferrarese e marchigiano con tre capolavori: Sacra conversazione di Piero della Francesca (1472-74); Cristo alla Colonna di Bramante; Lo sposalizio della Vergine di Raffaello.
Molti i pittori del XVII secolo (tra cui Reni, Procaccini, Morazzone, Caravaggio) arricchiscono queste sale, insieme a capolavori di pittori stranieri come Vandyck, Rembrandt, Rubens con L’ultima cena, El Greco.
Tra i pittori dell’Ottocento spiccano, oltre Hayez, i Macchiaioli e Segantini, fino ad arrivare alle collezioni Jesi e Vitali del Novecento con le opere di Modigliani e Morandi.
Dall’agosto 2015, il nuovo direttore anglo-canadese James Bradburne ha progressivamente cambiato fisionomia alla Pinacoteca, a cominciare da un nuovo allestimento, un nuovo percorso espositivo e nuove didascalie. Ma non solo, Bradburne ha reso visibile il deposito, ha avuto il coraggio in alcuni casi di mostrare il retro del quadro carico di storia, ha trovato i finanziamenti affinché anche la Biblioteca Braidense potesse ritornare a essere un luogo di studio… «Il mio obiettivo» ha affermato fresco di nomina «è far sì che i milanesi tornino a innamorarsi di Brera. Se Milano abbraccia la sua Brera, il mondo la segue». Il suo curriculum parla da solo: ha studiato architettura a Londra e si è formato in museologia ad Amsterdam e Los Angeles. Dal 2006 al 2015 è stato il direttore della Fondazione Palazzo Strozzi a Firenze. Tante le esperienze all’estero: ha diretto la Nextgeneration Foundation nel Regno Unito, il Museum für Angewandte Kunst di Francoforte e negli anni 90 è stato responsabile per il design, la formazione e la programmazione al New Metropolis Science and Technology Centre di Amsterdam.
Da qui, forse, la scelta di interagire anche con la Milano Design Week, in occasione della quale, nel 2016, sono nate le nuove sedute progettate da Gruppo Pozzi, a partire da un’idea dello stesso Bradbourne che ha scelto di ispirarsi agli elementi di arredo originali dell’Ottocento e di rinnovarli sottoforma di oggetti di design contemporaneo, eleganti ma anche funzionali e discreti, perfetti per ammirare i dipinti maestosi.
Fin dall’inizio, Bradburne ha voluto cambiare la struttura interna del museo: ad accogliere il visitatore una grande porta in vetro ha la funzione di proteggere maggiormente le opere d’arte dagli agenti atmosferici e dal degrado, ma anche di mostrare subito ciò che attende il visitatore. Inoltre, alla collezione della Pinacoteca, ha deciso di aggiungere continue esposizione temporali e riallestimenti delle trentotto sale, con opere in prestito da altre istituzioni e l’obiettivo di far dialogare il patrimonio esistente con altri capolavori. Dal 2018, poi, è previsto che la collezione di arte moderna vada a Palazzo Citterio. Il risultato? Una Pinacoteca di Brera in continua rinascita, da visitare all’infinito.
Pia Dell’Acqua
Per saperne di più: pinacotecabrera.org