Le ceramiche d’arte di Guido De Zan hanno uno stile inconfondibile: ogni oggetto in grès, plasmato nel suo laboratorio, diventa una scultura, un pezzo unico essenziale, da donare o collezionare.
Anche la storia di Guido è unica: il suo primo lavoro è stato, per otto anni, all’interno di un progetto di assistenza ai giovani con disabilità mentali, per il Comune di Milano. A un certo punto, però, il mestiere d’arte ha prevalso su tutto: «Avevo bisogno di fare qualcosa di espressivo e di mio», spiega.
Un’arte poco riconosciuta
Un’urgenza di cambiare che lo ha portato, nei decenni, a creare gli oggetti che gli avrebbero fatto incontrare appassionati e intenditori di tutto il mondo: «Sono soprattutto gli stranieri ad avere la sensibilità verso le ceramiche d’arte. In particolare, ho sempre avuto un buon rapporto di lavoro con il Giappone. Gli italiani sono spesso di corsa, guardano velocemente, entrano ed escono senza nemmeno chiedere o forse capire, chissà…». Per questo Guido, che vanta la partecipazione a innumerevoli mostre personali e collettive, non si stupisce di far parte di una categoria quasi “invisibile”: «Qui vicino c’è un liceo artistico, eppure mai nessuno ha pensato di portare qui i ragazzi a conoscere il mestiere. Mi sembra indicativo di una distanza che esiste».
Licia Cicala, prima allieva e ora ospite saltuaria di Guido, conferma: «Gli artigiani sono una risorsa che non viene valorizzata».
L’urgenza di una vetrina pubblica
La soluzione? «Penso che per molti di noi sarebbe importante avere uno spazio, fornito dalle istituzioni, in cui esporre i propri lavori in una zona centrale della città, tutto l’anno, anche a rotazione. Per molti artigiani avere una vetrina su strada ed essere visibili anche ai turisti che passano quasi esclusivamente dal centro sarebbe già un grande passo avanti». Una proposta che non sembra complicata, magari con l’ausilio di una mappa che vada a localizzare i laboratori e le botteghe di ciascuno.
Anche perché quello che accade nella ricerca quotidiana dell’ispirazione è arte allo stato puro e, secondo noi, un patrimonio inestimabile anche per la città. Per rendersene conto basta andare di persona nel laboratorio “Il Coccio”, luminoso e un po’ nascosto, tra le colonne di San Lorenzo e piazza Vetra, e magari leggere le riflessioni scritte dallo stesso De Zan nel 2008 quando, a proposito dei propri lavori, raccontava: le forme «sono diventate delle figure con un’impronta antropomorfa, una fisicità e una fisionomia ben definite. Queste figure si sono unite ai loro simili e hanno formato gruppi, teatrini in cui raccontarsi e sostenersi vicendevolmente». Nello stesso testo, Guido sembra essere un tutt’uno con la materia che lavora per poi concludere con un tocco di lievità: «I miei personaggi hanno raggiunto un equilibrio, per quanto precario. Sono contento quando le persone interpretano questo stato come leggerezza e serenità, con quel tanto di ironia utile a farci vivere».
Scopri di più: guidodezan.it
Manuela Florio
In occasione della Milano Design Week, dall’8 al 14 aprile, Guido De Zan espone la mostra dal titolo Figure e paesaggi urbani nell’atelier di Natsuko Toyofuku in corso Como 9